Videogiocatrici...una leggenda?
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  • Immagine del redattoreAndrea Ancona

Videogiocatrici...una leggenda?

Alla domanda “Secondo te quale percentuale dei videogiocatori è rappresentata da donne?” è davvero difficile trovare qualcuno che anche solo si avvicini alla cifra esatta.

Non ci crederete, ma il numero delle giocatrici attive ad oggi nel mondo non è molto diverso da quello dei giocatori, anzi in certi Stati addirittura lo supera!


I dati di mercato statunitensi ed europei ci dicono che circa la metà degli utenti di videogiochi sono donne, a differenza di quanto siamo portati a credere. Anche l’Italia replica la situazione degli altri Paesi: secondo il rapporto “I videogiochi in Italia nel 2019”, pubblicato da IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association), il 47% dei videogiocatori sono donne. Una platea di quasi 8 milioni di gamer su un totale di 17 milioni.



Quali sono le differenze tra i giocatori e le giocatrici?


Una ricerca di Limelight Networks del 2020 ci permette di fare un confronto tra uomini e donne, in merito ad alcuni aspetti specifici del gaming.


Il tempo di gioco è un primo indicatore interessante. Gli uomini giocano, in media, quasi 7 ore a settimana, 1 ora in più delle donne.



Per quanto riguarda la scelta del dispositivo di gioco, le donne sembrano preferire i cellulari e i tablet mentre gli uomini tendono verso le console fisse (Playstation o Xbox) e i computer.



Un’altro fattore interessante è il genere di giochi giocati. Sia per le donne che per gli uomini il genere preferito sembra essere quello dei casual a giocatore singolo come Plant vs Zombie o Candy Crush. Al secondo posto troviamo i casual multigiocatore come Pokémon Go, mentre per i maschi gli sparatutto in prima persona, come Call of Duty.



Come negli sport tradizionali, giocare non è l’unico modo di seguire la propria passione del mondo dei videogiochi. A molti giocatori, infatti, piace guardare altre persone giocare, sia in competizioni sportive (o in questo caso e-sportive) sia per semplice divertimento.


Su questo versante, le donne si dimostrano consistentemente meno interessate degli uomini, seguendo comunque il trend degli sport tradizionali. Insomma il genere femminile preferisce giocare più che guardare.



Nonostante le differenze, uomini e donne sono molto più simili come giocatori di quello che si pensa. I dati ci dicono che le differenze sono ancora meno rilevanti nelle nuove generazioni, mostrando un trend verso l’omologazione dei generi e una divergenza legata principalmente alle preferenze personali.



Mi sento quindi di dire che l’idea che le donne non siano “veri giocatori” merita di essere collocata là dove dovrebbero stare tutti i pregiudizi: nel passato.



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